Una potenziale spinta alla produttività Made in Italy viene offerta alle aziende con la recentissima legge 206 del 27.12.2023, in vigore dall’11 gennaio 2024.
Il front image è la transizione ecologica e digitale.
Sono stati stanziati fondi, in particolare per il cd settore fashion, con l’obbiettivo di preservare e valorizzare la presenza nel territorio.
Nell’intento di una localizzazione delle filiere produttive, di significativo impatto l’aspetto fiscale.
Il 50 % el reddito imponibile derivante dall’attività d’impresa reintrodotta in Italia non concorrerà alla formazione del reddito imponibile per i primi 5 anni dall’avvenuto spostamento.
Analogamente, con energia inversa, le aziende che demoralizzassero fuori dall’Italia saranno tenute a restituire l’intero ammontare dei contributi pubblici ricevuti.
Un altro incisivo elemento di novità dato dalla tutela dei marchi storici.
l’azienda titolare di marchio registrato ed utilizzato da almeno 50 anni, ove decidesse di interrompere l’attività in modo definitivo, è tenuta ad informare il Ministero delle Imrprese che potrà subentrare gratuitamente nella titolarità del marchio.
Spazio è stato dato alla valorizzazione delle fibre tessili naturali derivanti da processi di riciclo con incentivi e fonti appositamente istituiti.
Finalmente con una logica formativa che pare andare oltre il quinquennio legislativo, è stato istituito il Liceo del Made in Italy.
L’obbiettovo è quello di una formazione mirata ai settori strategici dell’economia nazionale, tra i quali inevitabilmente spicca quello della moda.
Un’iniziativa normativa coerente con il programma politico annunciato che potrebbe offrire uno slancio economico, anche di lungo respiro.
Avv. Salvatore Galluffo
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