La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 16375, udienza del 20 marzo 2024, ha fornito un chiarimento sull’aggravante della minorata difesa nei casi di truffa online. La questione, nell’ambito della impugnazione di misura cautelare, ha riguardato i reati di truffa aggravata e ricettazione.
I ricorrenti hanno sostenuto che non fosse possibile applicare l’aggravante della minorata difesa nella truffa online, poiché nelle transazioni online non esiste un affidamento particolare sulla buona fede dell’altro soggetto coinvolto, dato che le trattative avvengono a distanza senza possibilità di verificare l’identità e la qualità del prodotto. Le trattative, proseguite con interazioni personali attraverso la messaggistica istantanea, avrebbe fatto venire meno l’elemento costitutivo della truffa online.
La Corte di Cassazione ha stabilito che l’aggravante della minorata difesa si applica quando l’autore del reato trae vantaggio dall’utilizzo della rete, approfittando delle condizioni di luogo. Nel caso della truffa online, la distanza tra l’autore del reato e la vittima che effettua il pagamento anticipato del bene venduto crea una posizione di vantaggio per l’autore, che può nascondere la propria identità, evitare controlli preventivi e sfuggire alle conseguenze delle proprie azioni.
La Corte ha anche valutato il pericolo di recidiva, considerando il numero, le modalità e la professionalità con cui sono state commesse le truffe, nonché la presenza di una rete di complici. Inoltre, è stata presa in considerazione la biografia giudiziaria degli imputati e la mancanza di reddito legittimo, indicando che le truffe erano il loro mezzo di sostentamento.
In conclusione, la sentenza della Corte di Cassazione ha confermato l’applicazione dell’aggravante della minorata difesa nella truffa online e la validità della misura cautelare applicata.
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