La recente sentenza della Cassazione (n. 39548 del 28 ottobre 2024) segna un punto di svolta nel trattamento giuridico dei messaggi digitali. La Corte ha infatti stabilito che i messaggi conservati su dispositivi elettronici – come e-mail, WhatsApp e SMS – mantengono la loro natura di “corrispondenza” anche dopo la ricezione, fino a quando, per il passare del tempo o altre circostanze, non perdano carattere di attualità e riservatezza, diventando “documenti storici”. Tale decisione implica che l’acquisizione di questi messaggi può avvenire solo seguendo le modalità prescritte per il sequestro della corrispondenza (art. 254 c.p.p.).
Nuovo principio di diritto e diritto alla privacy
La pronuncia della Cassazione, ispirata dalla Corte di Giustizia Europea e dalla nostra Corte Costituzionale, dimostra una sensibilità crescente verso i diritti fondamentali, tra cui il diritto alla privacy. La Corte ha introdotto un principio di diritto innovativo: i messaggi digitali mantengono lo stesso livello di tutela della corrispondenza postale, richiedendo un intervento dell’autorità giudiziaria per la loro acquisizione, a tutela della riservatezza e della libertà di comunicazione garantite dall’art. 15 della Costituzione.
Una svolta rispetto al passato
Questo principio supera il precedente orientamento giurisprudenziale, che classificava i messaggi elettronici come semplici “documenti” e permetteva acquisizioni in modi meno stringenti. La Cassazione ora riconosce questi messaggi come parte della “corrispondenza”, tutelandoli con le garanzie della riserva di giurisdizione (solo il giudice può autorizzare l’acquisizione) e della riserva di legge (occorrono specifiche disposizioni normative).
Lacune del codice di procedura penale
Sebbene la decisione della Corte sia coerente con l’art. 15 della Costituzione e la direttiva (UE) 2016/680, risulta in contrasto con il codice di procedura penale italiano. Attualmente, l’art. 254 c.p.p. disciplina il sequestro della corrispondenza solo presso i fornitori di servizi, non prevedendo invece il sequestro presso il privato cittadino. Questo vuoto legislativo dovrebbe essere colmato al più presto dal legislatore per garantire una tutela effettiva e uniforme della riservatezza dei cittadini.
Conclusioni
La sentenza della Cassazione rappresenta un passo importante per l’adeguamento del nostro sistema giuridico agli standard europei di tutela della privacy. Si attende ora un intervento normativo che chiarisca le modalità di sequestro della corrispondenza digitale presso i privati, in linea con il diritto alla riservatezza costituzionalmente garantito.
Studio Legale Galluffo
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